Coronavirus, lockdown, smart working e near working. Il mondo del lavoro è radicalmente cambiato nel giro di pochi mesi e in molti, progettisti e lavoratori, si chiedono come evolveranno gli scenari professionali nel breve e lungo periodo. Woods Bagot, studio di Architettura internazionale, ha fornito la sua interpretazione immaginando quattro diversi modelli di ufficio del futuro.
Nuove modalità di lavoro: opportunità e cambiamenti
All’inizio del 2020, la maggior parte dei lavoratori trascorreva la totalità della propria giornata in ufficio.
Seduti alla propria postazione fissa se in una struttura organizzata con il modello dei cubicles, scegliendo la scrivania preferita o in un’area relax, se in un ufficio progettato secondo i principi dell’activity-based working. In ogni caso, il lavoro da remoto o smart working, non era tenuto molto in considerazione, se non da poche multinazionali illuminate, che lo sperimentavano per poche giornate al mese.
Una pandemia, due o forse tre (scusate,abbiamo perso il conto!) lockdown più tardi, la maggior parte degli impiegati trascorrono tra l’80 e il 100% della propria giornata lavorativa a casa. Dividendosi tra virtual meeting, bucati da stendere, call su zoom e bambini da sorvegliare durante la didattica a distanza, i lavoratori del 2021 hanno cambiato completamente la propria routine.
Insieme a loro, anche gli uffici stanno cambiando e mostrano, ancora una volta, quanto la flessibilità sia un requisito fondamentale per ogni azienda. Piccola o grande che sia.
L’ufficio del futuro si adatterà a nuovi modelli ibridi
Quando la pandemia di Covid-19 sarà solo un brutto ricordo e il Governo permetterà alle attività di tornare alla normalità, le aziende si troveranno di fronte a importanti decisioni.
Come riorganizzare il lavoro con gli uffici che si ripopolano? Lo smart working sarà la soluzione definitiva, oppure verrà completamente abbandonato per riprendere con il lavoro in presenza per 40 ore a settimana?
La risposta a queste domande è estremamente soggettiva e andrà ponderata in base alle esigenze delle singole aziende. Una percentuale di lavoro agile (da casa o all’interno di coworking vicini alla propria abitazione) sarà certamente mantenuta, poiché ritenuta utile sia dal punto di vista produttivo che economico.
In ogni caso, il lavoro in presenza non potrà essere completamente sostituito dallo smart working. Numerose attività collaborative e creative come brainstorming, riunioni operative e decisionali, necessiteranno sempre di essere svolte da più colleghi all’interno di un unico spazio fisico.
Il caro vecchio ufficio, quindi, non dovrà affatto disperarsi, ma semplicemente adattarsi a questi cambiamenti e dimostrarsi, ancora una volta, flessibile.
4 modelli di ufficio del futuro secondo Woods Bagot
Tenendo a mente queste considerazioni, lo studio internazionale di Architettura Woods Bagot ha ipotizzato 4 differenti modelli di ufficio del futuro.
Raccolti all’interno del progetto “Where do we work from Here”, immaginano gli scenari dei luoghi di lavoro post-Covid che, oltre a garantire la sicurezza, dovrà favorire esperienze collaborative ed empatiche tra i lavoratori.
Ecco qui come potrebbe essere l’ufficio post-pandemico secondo Amanda Stanway, Head of Design di Woods Bagot:
Culture Club
L’ufficio sarà un hub collaborativo per incentivare la creatività e le capacità di problem solving dei lavoratori. Questo modello prevede che il luogo di lavoro sia organizzato come una sorta di club, accogliente e informale, dove le workstation singole spariscono in favore di arredi più confortevoli come divani, tavolini e sedie. Se le normali attività “da scrivania” si faranno a casa, all’interno del Culture Club ci si recherà per collaborare con i colleghi e avere confronti stimolanti.
In and Out
Lavoro da remoto e in presenza si alternano secondo il modello del dentro-fuori. Si tratterà, in sostanza, di un sistema a rotazione nel quale i dipendenti potranno accordarsi tra loro per occupare diversi spazi all’interno dell’ufficio. In questo modo i grandi tavoli riunione potranno essere utilizzati per sessioni collaborative quando necessario, oppure per il lavoro individuale ben distanziato.
Community Nodes
Ovvero il near working, di cui abbiamo parlato qui. Questo modello prevede di avere degli Headquarter decentralizzati e piccoli uffici o coworking “satellite” collocati vicino alle abitazioni dei dipendenti. Il modello dei Community Nodes ridurrà sensibilmente gli spostamenti, ma permetterà agli impiegati di recarsi più spesso in ufficio assieme ai propri colleghi vicini di casa.
Collectives
Ovvero un open-space 2.0 organizzato in piccoli cluster alternando postazioni di lavoro e aree relax. Grazie a questo modello si potranno evitare assembramenti di persone dividendole in piccoli team e gruppi di lavoro che occuperanno spazi ben modulati in relazione alle attività da svolgere. In aree informali per le più creative, all’interno di isole funzionali con scrivanie e bench per quelle operative e di focus work.
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Fonte: Woods Bagot