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Il bello nei luoghi di lavoro, nuova necessità contemporanea

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Una riflessione di Massimo Gianquitto sulla crescente importanza della componente estetica nella progettazione degli uffici contemporanei, sull’influenza dell’arte sul benessere e la produttività nei luoghi di lavoro.

 

Qualche settimana fa Sabino Maria Frassà su L’Inkiesta scrive un articolo sull’arte nelle aziende dal titolo “Il bisogno fisiologico di integrare il bello nei luoghi di lavoro”. Una tematica da sempre cara a Level Office Landscape che, attraverso la pubblicazione di testi, l’organizzazione di eventi e lo sviluppo di progetti di design dell’ufficio, sostiene da tempo il ruolo fondamentale della bellezza nei luoghi di lavoro. Da qui parte una riflessione approfondita sul valore del bello nella cultura d’impresa e su che cosa si possa considerare tale.

Non esiste, per definizione, una bellezza universale, ma il modello ellenico è quello che ha più influenzato la percezione occidentale, con armonia, proporzioni ed equilibrio tra le parti di uno stesso insieme.  Nonostante a oggi non ci siano ancora prove scientifiche sui benefici della bellezza sulla qualità della vita, in molti hanno esplorato il piacere che essa stessa genera su tutti i sensi e quella sensazione di rinnovato equilibrio che riconnette l’uomo con la natura. Come citato in un articolo di Fabiola Loberto per Codencode, qualche anno fa l’agenzia americana Sagmeister & Walsh ha realizzato il video “Why Beautiful Things Make Us Happy”, indagando la capacità delle persone di riconoscere il bello negli elementi naturali attraverso la simmetria e la sezione aurea.

 

Il bello e il piacere della natura

 

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La bellezza migliora la qualità della nostra vita e la produttività, dà senso e piacere alla nostra esistenza. L’uomo reagisce spontaneamente quando la vede e la riconosce immediatamente nella natura” racconta Massimo Gianquitto, CEO di Level Office Landscape. “Riprendo le parole di Brunello Cucinelli, secondo il quale la scienza non è più sufficiente a governare la complessità del mondo in cui viviamo. Dobbiamo infatti ritornare a credere nell’armonia, recuperando gli ideali e i valori della bellezza che possono guidarci nel disegnare il futuro”.

I valori estetici, infatti, sono stati trascurati per molto tempo a favore di mere questioni tecniche e scientifiche. Prosegue Gianquitto: “Abbiamo privilegiato i requisiti tecnici, funzionali ed economici dell’architettura. Attraverso i progetti di Level Office Landscape, sostengo da tempo che debbano essere considerati anche gli aspetti intangibili, immateriali e i valori estetici dell’architettura: armonia e poesia dello spazio, emozioni e sensazioni che questo comunica. Valori che hanno attinenza con il mondo dell’arte, disciplina che può avere un ruolo fondamentale in questa rinnovata ricerca del bello, anche nei luoghi di lavoro”.

Ma quali sono gli elementi che determinano l’estetica di un ufficio? La forma influenza la percezione dello spazio: elementi geometrici semplici sono immediatamente riconoscibili all’occhio umano e comprensibili nella loro essenza più pura. Il colore, poi, influisce sulla carica emotiva di un luogo, stimolando diversi stati d’animo, dal relax fino all’eccitazione. L’elemento del verde, inteso anche come materia naturale, è scientificamente provato aumentare del 15% la produttività sul luogo di lavoro. Ecco quindi che una “bella” architettura d’interni contribuisce al raggiungimento del benessere, rendendo lo spazio salubre e armonico, infondendo gratificazione e soddisfazione in tutti i dipendenti.

 

L’arte nei luoghi di lavoro

 

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Portare l’arte nei luoghi non convenzionali come uffici e fabbriche, dove non si producono solo beni materiali ma anche relazioni profonde, si rivela vincente. “Ne è un esempio il recente progetto di Orticanoodles a Carrara per l’azienda di marmi apuani Calacata Borghini. L’opera di arte pubblica, intitolata Natural Beauty, è stata realizzata su un enorme carroponte” racconta Massimo Gianquitto. “L’arte contemporanea e pubblica riesce qui a comunicare un messaggio di bellezza, trasformando un elemento industriale così rappresentativo del territorio in un medium per trasmettere i valori del bello e ispirare ogni giorno i lavoratori”.

Il ruolo dell’arte in ufficio è inoltre un mezzo per stimolare la discussione e il confronto costruttivo tra colleghi. Uno studio condotto da Forbes ha svelato che il 78% degli impiegati di 800 aziende americane trova l’arte sul luogo di lavoro un mezzo per ridurre lo stress e gestire le giornate più faticose. L’Università di Psicologia di Exeter sostiene poi che i lavoratori sono il 32% più produttivi quando svolgono le loro attività circondati da opere d’arte.

Emblematico è il caso di Deutsche Bank, proprietaria di una delle più ampie collezioni d’arte aziendali a oggi comprensiva di oltre sessantamila opere dislocate in 40 Paesi diversi. Per permettere agli impiegati di fruire di questo patrimonio inestimabile è stata sviluppata un’app che racconta le storie di ogni dipinto e scultura. Inoltre, attraverso l’Artothek, è possibile “noleggiare” le opere d’arte disponibili per arredare gli uffici della propria sede aziendale.

Bidimensionalità vs. tridimensionalità

 

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Compreso quanto l’arte influisca sul benessere e la produttività dei lavoratori, è necessaria una riflessione sulle tipologie che meglio si possono adattare all’ufficio. “L’esperienza da proporre nei luoghi di lavoro deve essere dinamica e attiva, oppure qualcosa che stimoli la capacità di concentrazione e che migliori l’attenzione. Come le opere di Bruce Nauman esposte fino al 26 febbraio all’Hangar Bicocca di Milano nell’ambito della mostra “Neons Corridors Doors”. Una serie di stanze e corridoi che mettono alla prova la nostra conoscenza dello spazio, da attraversare essendo al 100% presenti e attenti” prosegue Gianquitto. “In questo vedo un richiamo dell’artista verso la nostra capacità di attenzione, per contrastare la distrazione degli smartphone che non ci permette di vivere esperienze in modo attento e profondo. L’arte, dunque, deve cambiare il modo di fruizione: il suo lato esperienziale e di interazione con il pubblico è già tendenza. Il progettista che crea luoghi dove è presente l’arte, deve quindi immaginare uno spazio sensoriale e non solo funzionale”.

 

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Tra le opere pittoriche e quelle scultoree, la nuova dimensione dell’arte sembra privilegiare la tridimensionalità con una supremazia di sculture e installazioni (come osservabile dall’ultima Biennale di Arte). “La pittura resta importante, ma l’arte che vedo in ufficio è tridimensionale e scultorea. Un’agorà con spazi dedicati a meeting informali può diventare essa stessa opera o contenitore: uno spazio di esperienza dove non si assiste solamente a seminari e riunioni, ma si vive un’emozione diversa. Qui gli artisti possono essere chiamati a cimentarsi nella realizzazione degli ambienti insieme agli architetti. La pittura diventa invece muralismo e si apre alla monumentalità. Deve avere grandi dimensioni per favorire l’immedesimazione e il rapporto diretto con il fruitore, come accade con l’arte relazionale” conclude Massimo Gianquitto. “Il lavoro più interessante da fare oggi è sugli artisti emergenti e sulle nuove generazioni. La street art è tra le forme d’arte da privilegiare poiché parla in modo diretto e spontaneo, rivolgendosi senza mediazione anche ai più giovani”.

La chiave per il progetto di un ufficio bello e funzionale è quindi legata alla componente artistica, da integrare attraverso il lavoro congiunto di architetti, psicologi e artisti, capaci di dare vita a nuove forme di “installazioni architettoniche” da vivere quotidianamente.