La mostra “Arte come rivelazione” ha aperto al pubblico l’esclusiva collezione d’arte contemporanea della famiglia Agrati, composta da imprenditori brianzoli devoti al lavoro e alla trasmissione della cultura.
La Brianza è da sempre conosciuta come terra del lavoro. Un luogo del fare in cui il tempo è scandito dai ritmi della produzione, dove alle parole devono sempre seguire fatti concreti, per dimostrare di meritarsi il proprio posto nel mondo. La famiglia Agrati, composta da imprenditori brianzoli del settore meccanico, rappresenta perfettamente questo spirito. Grazie a passione e sacrificio, impegno e rettitudine morale, è riuscita a trasformare una piccola bottega che negli anni ’40 produceva viti e bulloni, in una multinazionale con sede a Veduggio con Colzano (in provincia di Lecco) e sedi produttive in tutto il mondo.
Oltre alla funzione primaria del lavoro, la cultura ha sempre avuto un ruolo importante per questa famiglia, grazie alla sensibilità dei fratelli Luigi e Peppino. Lungimiranti e pronti ad assumersi dei rischi, nel novembre del 1970 hanno avuto l’idea di collezionare, non artisti storici e moderni conclamati, ma pezzi di Arte Contemporanea, un vero e proprio azzardo per l’epoca. Fu proprio in quell’anno, infatti, che i due industriali lombardi scoprirono il giovane artista Christo, impegnato in piazza Duomo a Milano con l’impacchettamento della statua di Vittorio Emanuele II. Dal loro incontro scaturì una forte passione per l’Arte sfociata nella richiesta all’artista di realizzare alcuni interventi per i giardini della propria villa privata. Fu così avviato il nucleo originario della collezione di Arte Contemporanea di Agrati, arricchitasi nel corso degli anni e ceduta poi alla Banca Intesa San Paolo. Una donazione generosa, che esprime la volontà della famiglia di condividere con il pubblico, superando il compiacimento estetico dell’opera d’Arte e della fruizione privata.
Le opere di inestimabile valore appartenenti alla collezione Luigi e Peppino Agrati sono state esposte dal 16 maggio al 19 agosto di quest’anno con la mostra dal titolo: “Arte come rivelazione”, presso le Gallerie d’Italia di Milano. Un’esibizione che ha sorpreso i visitatori per la qualità degli artisti selezionati, tra cui icone come Andy Warhol e il suo monumentale “Triple Elvis”, Christo e i suoi disegni per i popolari impacchettamenti, ma anche Yves Klein, Piero Manzoni e Lucio Fontana con il suo innovativo “Concetto spaziale”, lo strepitoso dipinto in formato rettangolare di un rosso brillante, icona laica, con i celebri tagli sulla tela. Inoltre, fanno parte della collezione alcuni artisti del movimento dell’Arte povera: Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Mario Merz e Michelangelo Pistoletto, quest’ultimo con uno dei suoi “Specchi”, in cui un uomo aggiusta un camion. Joseph Kosuth, Bruce Nauman e l’italiano Vincenzo Agnetti sono invece i rappresentanti dell’Arte concettuale della collezione, mentre Robert Rauschenberg è icona della corrente New Dada e Dan Flavin del Minimalismo, con un grande neon dedicato proprio a Peppino Agrati. Infine, sono presenti anche esponenti della Pop Art e della Street Art come Jean-Michel Basquiat.
Più che di una mostra, si è trattato di un riassunto del desiderio di concepire la Collezione d’Arte come rivelazione e arricchimento collettivo, di espressione della curiosità e della volontà di vedere oltre, attraverso immagini che rappresentano lo spirito del tempo e incarnano il vivere quotidiano.